domenica 27 novembre 2011

Il falso realismo del porno


Tra tutte le merci spettacolari, il porno è una di quelle con il più alto potenziale di proliferazione. Apparentemente esso è totalmente schiacciato sull'esistente, senza filtri né mediazioni. Essendo una telecamera e due corpi condizione minima e sufficiente per la sua realizzazione, vi sono potenzialmente tanti film porno quante sono le persone che vogliono farne uno.
In realtà è proprio l'estrema stereotipia a permettere questa proliferazione: non esiste forse genere cinematografico più codificato del porno, e la sua frammentazione in infiniti sotto-generi è una prova di questa codificazione.


Gli attori si identificano a tal punto con l'azione che compiono- azione di cui si filma sempre solo l'esterno e mai l'interno- che il porno non ha nemmeno più tanto a che vedere con i corpi, ma con oggetti parziali che svolgono un lavoro e assolvono a una funzione.
In questo senso, piuttosto che ricollegarsi ad utopie sociali libertarie, il porno è un aspetto della parcellizzazione taylorista, e dietro di esso aleggia sempre l'oppressione meccanica della catena di montaggio.


La valenza ipnotica dei prolungati primi piani della penetrazione ha il preciso obiettivo di manifestare questa scissione, perfettamente riuscita, tra l'azione e la persona che la compie.
Da questo punto di vista l'attore porno è l'epitome dell'uomo-macchina.


In questo sesso-vetrina, l'altro è presente solo come strumento. Ma vi è sempre un terzo incomodo, dal momento che le posizioni dei due attori sono riferite sempre in base a quella di un altro fantasmatico (l'occhio della telecamera). In questo senso la natura improbabile di alcune pose nasconde una giustificazione meramente televisiva, e più che al corpo dell'altro gli attori pensano al modo corretto di giustificare la loro presenza in funzione del centro ideale della rappresentazione: il falso realismo del porno è una messa in scena per un pubblico che non esiste.


E poi, finalmente, come conclusione di tutta questa grande fatica, ecco il gran finale, in cui l'ingresso dello sperma nella cavità orale simula l'altro ingresso (quello interno, e in quanto tale non filmabile), rendendone manifesta la natura di surrogato . Inoltre, sancendo in questo modo la netta separazione dei due attori, rivela l'unica verità -che è poi l'unico grande trionfo- del porno:


ognuno gode da sé.